Sfidando l’esito referendario, che con ben 840.000 (Ottocentoquarantamila!) si all'acqua pubblica. La maggioranza assoluta degli elettori calabresi, ben più dei 650.000 voti che hanno eletto l’attuale presidente regionale, proprio un anno fa hanno votato
, infatti, per la ripubblicizzazione dei servizi idrici.
In altre regioni, in Campania nelle provincia di Caserta e di Napoli, in Sicilia a Palermo ma anche nelle Marche, si sta cercando un coinvolgimento di piccoli e medi comuni per la costituzione di una rete dei sindaci che si pongano l’obiettivo della gestione pubblica dell’acqua. In Calabria il Coordinamento calabrese acqua pubblica “B. Arcuri” sta compiendo i primi passi e i risultati appaiono già soddisfacenti.
Già cinque sindaci di comuni presilani (Pedace, Pietrafitta, Spezzano Piccolo, Serrapedace e Trenta) sono orientati ad intraprendere questa strada; non solo, avevano già dato la loro disponibilità a far parte della rete dei sindaci, a livello cosentino, anche le amministrazioni di Saracena, Verbicaro ed Acquaformosa. A San Lucido, in un assemblea pubblica, il sindaco si è dimostrato interessato alla proposta del coordinamento e disponibile per favorire un coinvolgimento di altri comuni del Tirreno cosentino.
Fatta salvo la arroganza di amministrazioni che, pur non pagando da anni le fatture, lamentano la cattiva gestione e i mancati investimenti, la Sorical sta procurando, specie in quest’ultimo periodo, danni sia in termini economici che alla salute dei cittadini. Ne è prova quanto successo con la diga dell’Alaco, sequestrata per avvelenamento delle acque che servivano un’utenza di 400 mila persone, per cui sono indagati i massimi dirigenti della Sorical.